
Lo ammetto, io sono uno dei detrattori della prima ora su
Hiromu Arakawa
e le sue opere pubblicate in Italia. Cioè, dopo aver affrontato la
lettura del molto bistrattato
Hero Tales e dell'intoccabile
FullMetal
Alchemist (quest'ultimo intoccabile quanto Evangelion, Puella Magi
Madoka e Kodomo no Jikan messi assieme, pena crocifissione pubblica in
sala mensa da parte dei fan), mi sono approciato alla sua nuova fatica.
Gin no Saji, per quei pochi che non lo sapessero, nasce come
"salvagente/asso nella manica" di Shonen Sunday, nota rivista giapponese
settimanale in continuo declino, sia a causa dello strapotere della
Onepiesesca Jump, sia anche perché è calato l'interesse in generale.
Quindi, quale mossa migliore se non ospitare il manga di un'autrice
famosa e rispettata per far risalire le vendite? Ecco fatto.
E forse Hiromu Arakawa mi ha ascoltato quando, alla fine delle due
letture sopracitate, ho esclamato a gran voce:
- datti all'ippica! -.
In
Gin no Saji (letteralmente Cucchiaio d'argento), il protagonista
Yugo
Hachiken si iscrive all'istituto agrario

Yezo, luogo in cui si impara
anche ad allevare i cavalli -e qui mi ricollego al discorso
dell'ippica- e il bestiame in genere, ma si insegna anche tecnica
casearia e tutto ciò che concerne il mondo agricolo. Una scuola adatta
per gli "addetti ai lavori", ossia per coloro che già possiedono
fattorie o aziende del settore dove mettere in pratica gli insegnamenti
di tale scelta. Yugo Hachizen, invece, non è altro che un semplice
ragazzo di città, abbastanza portato per lo studio, che sceglie
l'istituto agrario in quanto è sicuro di essere il primo della classe. O
almeno questo è il motivo da lui spiegato. Opzione alquanto discutibile
visto che egli proviene da una scuola media preparatoria di alto
livello atta all'entrata in istituti ovviamente non agrari, ma molto più
prestigiosi.
Il contrasto a tratti paradossale fra i compagni di provincia mette in
difficoltà il protagonista, il quale troverà grossi ostacoli
nell'approciarsi ai rudimenti di agricoltura e allevamento. Traumatica
sarà la sua personale scoperta nell'apprendere che le uova escono
dall'ano delle galline, quindi dallo stesso canale di espulsione degli
escrementi dell'animale, arrivando anche ad essere terrorizzato al sol
sentire la parola "uovo" o nel vedere una coscia di pollo fritto. Sarà
la caparbietà del protagonista ad avere la meglio e a ritagliarsi tanta
popolarità fra i compagni di scuola, così diversi e così preparati.
Gin no Saji è un tranche de vie (slice of life) piacevole, spigliato,
leggero ma allo stesso tempo serio, innovativo e totalmente diverso da
ciò che ci si potrebbe aspettare da Hiromu "FullMetal" Arakawa. Infatti
ho notato con disappunto, sia fra i lettori italiani che quelli
anglofoni, che molti fan (non tutti, ovvio) dell'autrice son rimasti
delusi dal cambio di genere, disorientati dal non trovarsi davanti
l'ennesimo manga di pseudo guerrieri che salvano il mondo dalle forze
del male, bollando il prodotto come noioso e fallimentare.
Eppure io trovo estremamente piacevole questa nuova cifra stilistica
della Arakawa, la quale si cimenta piacevolmente fra i risvolti di un
istituto agrario, dove la vita scolastica, diversa dalle solite scuole
fotocopia viste e riviste in migliaia di anime e manga, risulta fresca e
coinvolgente. Interessante è anche scoprire attività agonistiche
ippiche tipiche del giappone, come la corsa dei Banei, razza di cavalli
(eheheh) nativa del Giappone dalla stazza elevata, che praticamente
corrono trainando il fantino su una slitta-aratro.
In breve: consigliato un po' a tutti in quanto potrà risultare una
piacevole sorpresa, anche per chi non ha mai stravisto per la sensei
Hiromu Arakawa come il sottoscritto.