27 dicembre 2017

¿Qué pasa?

Come da titolo: che succede?

E niente, da inizio novembre vivo in Spagna una nuova esperienza di studio/lavoro che, ovviamente, mi tiene costantemente impegnato.
Al momento sono in Italia per le vacanze di Natale, quindi ne approfitto per lasciare un piccolo aggiornamento qui sul blog.
Essendo in Spagna è un po' complicato, eufemismo, reggere il passo delle passioni che portavo avanti in Italia, a partire dai fumetti fino alle serie tv.

Pur tuttavia, ohibò, a gennaio troverete un bel po' di capitoli nuovi de Lo scheletro Impossibile, tradotti da me, su Mangascan. C'è un nuovo gruppo di scanlation che lo sta portando avanti, un gruppo spagnolo che traduce anche in inglese in maniera raffazzonata (ma pure in spagnolo, seppur direttamente dal giapponese), ma comunque meglio di niente.

Recuperare i Bonelli all'estero è difficile, come già detto, quindi sono costretto a ricorrere al servizio arretrati o sperare che l'edicola da cui mi rifornisco di solito abbia ancora numeri passati quando torno in Italia.

Nel complesso tutto bene, si va avanti e, come in tutti i progetti di vita, cambiano all'improvviso anche le priorità.

A presto.
Dodici.

30 ottobre 2017

[Bonelli] Mercurio Loi 6 - A passeggio per Roma


Soggetto: Alessandro Bilotta
Sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Sergio Ponchione
Colori: Nicola Righi
Copertina: Manuele Fior

Nella vita, nel mondo, infinite sono le strade, imprevedibili i crocevia... Una passeggiata al tramonto, prima che scenda la sera e arrivi il coprifuoco, può essere l’occasione per lo storico perdigiorno Mercurio e il suo compagno di avventure Ottone di lasciarsi portare da quello che offre il caso. Scegliendo una strada al posto di un'altra, i nostri si ritrovano tra strani personaggi e antichi ricordi...



La mia iniziazione, ma credo anche di tantissimi altri, da bambino alla lettura è avvenuta grazie al settimanale Topolino, un appuntamento fisso di mercoledì che mi ha regalato tante storie indimenticabili. Molto particolari e divertenti, fra tutte, erano quelle a bivi, avventure in cui è il lettore a decidere come continuare la storia, districandosi ogni qual volta su un binario diverso con relativo finale.
Meccanismo simile, quello appena citato, a ciò che si può ritrovare nei librogame, per esempio il Lone Wolf di Joe Dever.

Questo albo, però, sfrutta diversamente i binari della storia, binari che portano allo stesso medesimo finale che però può essere diversamente interpretato in base a ciò che s'è letto prima.
Nelle storie a bivi di topoliniana memoria, invece, i finali sono molteplici. Questo albo può quindi essere letto nei due modi possibili, scegliendo ogni qual volta il bivio da intraprendere oppure leggendo tutto d'un fiato e ottenere tanti altri particolari che danno un senso nuovo a quel che si è già letto. 96 pagine di fumetto che ne contengono inspiegabilmente e non si sa per quale magia molte di più, tante storie tutte diverse fra loro eppure facenti parte di un unico arco narrativo, un'intera giornata a passeggio con Mercurio Loi e il suo assistente fra le strade di Roma.

Il tutto nasce da una innocua tesi di laurea di uno studente di Mercurio Loi che si rivela essere ben presto un arguto gioco di combinazioni, avvenimenti e persone con una storia da raccontare: dal vecchio professore di Mercurio, che non accetta il passare inesorabile del tempo, fino a un Cardinale che decide di espiare la propria colpa, per poi toccare anche Pasquino, l'enigmatica figura mascherata anti-clericale autore delle pasquinate. Fondamentale la figura dell'Ipnotista, che spero di rivedere più avanti. Ed è facile chiedersi, a fine albo, se ciò che si è vissuto sia realtà o fantasia, una "normale" giornata da perdigiorno quale è Mercurio oppure una intricata illusione indotta.

Layout di Sergio Ponchione
Dal lato disegni bisogna solo alzare le mani: Mercurio Loi (serie) si conferma un prodotto ben disegnato, pensato per il colore e di certo uno spiraglio di novità di contenuti non solo rispetto al classico albo Bonelli. I disegni di Sergio Ponchione, valorizzati dai colori di Nicola Righi, consegnano una Roma ottocentesca meravigliosa: fra le varie vedute, spicca il celebre Pantheon in Piazza della Rotonda.
Lunga vita al Loi di Bilotta.





14 ottobre 2017

[Bonelli] Martin Mystère NAC - Le nuove avventure a colori









La mia collezione.
Essendo una miniserie, ho deciso di dare un parere sull'opera a conclusione della stessa, anche perché i numeri in totale sono solo 12, un anno di pubblicazione.

E dopo, appunto, un anno di lettura della suddetta, senza dimenticare i pareri di altri lettori sparsi fra forum del settore e pagine varie Facebook, posso dire che ci sono due modi opposti, ma entrambi paradossalmente validi, di definire questa serie: divertente e allegramente caciarona, confusionaria e vergognosamente inconcludente.

Dipende da come ci si pone, da come si approccia la lettura delle nuove avventure a colori di Martin Mystère.

Ma, prima cosa, serve avere una infarinatura di base del personaggio nella sua incarnazione storica e classica? A mio modo di vedere sì, ci sono una serie di personaggi, fra comprimari e antagonisti che hanno bisogno di una costruzione previa per comprendere a pieno la loro comparsa e il perché di quel che combinano.

Ma passiamo alla serie.
Solo che non è facile parlarne in breve: la trama è articolata soprattutto perché in dodici albi viene compressa la storia editoriale di trentaquattro anni di pubblicazione di Mystère, quindi ci sarà una sequela senza fine di avversari, a partire dagli Uomini in nero fino a Sergej Orloff, Mr. Jinx, Atlantide, Mu, alieni e chi più ne ha più ne metta.
L'intenzione della squadra di autori, senza la supervisione diretta del decano Castelli, padre del Mystère classico, è di fornire una nuova versione del personaggio al pubblico, una riproposizione dell'archeologo dell'impossibile americano se venisse pubblicato oggi per la prima volta. Il tutto strutturato, come l'Orfani di Recchioni insegna, a mo' di serie televisiva americana, con una continuity molto serrata (ma con 12 numeri a disposizione non si può fare altro) e colpo di scena finale.

Perché la serie è divertente e caciarona?
Perché sì, perché fin da subito gioca con i cliché dei film di spionaggio (vedasi nel primo albo la tipica festa del riccone dove effettuare il colpo), fra appunto feste, inseguimenti in auto e ribaltamenti di fronte, mischiando poi il tutto con vampiri nazisti, lupi mannari gitani, golem, esper, atlantidei e alieni. A mio parere, l'apoteosi del trash divertente è l'albo numero 4, in cui una idol asiatica conquista le nuove generazioni grazie a una musica che assoggetta le persone, nel mentre Martin Mystère affronta un essere demoniaco, manager della suddetta idol. Per non parlare del numero 8, la caccia di Jasper, in cui Martin organizza una sorta di talent show di soggetti esper per far uscire allo scoperto l'organizzazione che dà loro la caccia. Quindi, in parole povere, una mescola esagerata di elementi diversi fra loro sicuramente raffazzonata, però rapida e divertente se si tralascia appunto la confusione generata da tutto questo. Come detto prima, questo voler prendere a piene mani dalle serie televisive è stato un bene, col colpo di scena finale che chiude l'albo e che effettivamente mi ha fatto un po' fremere nell'attesa fra un volume e l'altro, ma solo per sapere quali altre vette del trash la serie avrebbe potuto raggiungere. Divertente anche perché, se si conosce un po' il Martin Mystère classico, saltano all'occhio tutti i vari rimandi alla serie inedita e come il parco autori abbia rimodellato questi elementi (vedasi il personaggio di Angie nell'albo 11).
Una aggiunta agrodolce è quella di Max, nuovo personaggio creato per la serie e che sostituisce il neanderthaliano Jawa in tutto e per tutto, con la differenza che parla, mena ugualmente come un fabbro e che nasconde un mistero legato alla propria longevità (mistero che non sarà risolto, ma ci torniamo dopo).
Per quanto riguarda il parco disegnatori c'è da dire che lo stile uniformato, coadiuvato da una colorazione seppur gradevole (però errori vari tra cui i riflessi dell'acqua non mancano), non smorza quella sensazione personale di posticcio.
Simpatica l'idea di presentare il prossimo albo come una sorta di locandina cinematografica, con interpreti, mestieranti e via dicendo. E poi gli albi, se le costine sono una accanto all'altra, formano il logo della serie, carina anche questa idea.

Perché la serie è confusionaria e inconcludente?
Perché se togliamo tutto il lato goliardico e aggiungiamo il fattore prezzo per singolo albo (4,90€ a parte il primo in offerta lancio a 2€), un po' di delusione, ad essere gentili, il lettore la prova. Gira che ti rigira, Martin passa da una rivelazione all'altra, ostacolato ogni qual volta da un avversario diverso e/o aiutato da qualcuno a caso che, alla fine della fiera, vien da chiedersi "ma che cacchio ho letto?".
SPOILER: persino il nemico finale, tale "Re dei mondi", porta altra confusione. Appare all'improvviso e se ne accenna poco prima solo nell'ultimo albo, non lo vediamo mai orchestrare il tutto nell'ombra dall'inizio. Poi, anche se non c'entra nulla, ricorda moltissimo l'Uomo Quantico di nathanneveriana memoria, stesso tipo di poteri e, perché no, somigliante fisicamente.
Prendendo il tutto estremamente sul serio per quello che è, e non ritenendola una serie trash/guilty pleasure a prescindere, restano dei dialoghi macchinosi e pomposi, misteri irrisolti (tra cui, come accennato, quello riguardante la figura di Max), personaggi poco sfruttati (come Tower, il capo di Altrove) o adoperati male (il ricco de Leòn).
Nemmeno l'ambientazione totalmente italiana salva il tutto e, seppur molto piacevole, non aggiunge nulla alla narrazione. Poteva essere benissimo ambientata in Liechtenstein, che differenza avrebbe fatto? La presenza di alcuni manufatti in certi musei del Bel Paese non è abbastanza.
Inoltre, fondamentale, se non si conosce il Martin classico non si riescono a cogliere una marea di riferimenti e su chi sia, per esempio, Mr. Jinx, comparsata deus ex machina di lusso, su chi sia Diana Lombard o lo stesso Sergej Orloff, la nemesi per eccellenza di Martin. Anche perché dodici albi non sono abbastanza per comprimere trenta e passa anni di pubblicazione della serie classica: sembra come un cassetto, se metti troppi vestiti, si stropicciano. Il risultato non è quello che uno vuole.
Per quanto io non gradisca gli spiegoni, quello presente nell'albo numero 9 è estremamente utile per riallacciare i fili dell'ampio disordine narrativo fino ad allora e quindi, per una volta, l'ho preferito, quindi nota positiva fra i difetti.

Quindi, in parole poverissime?
La serie è divertente, ma inconcludente.
Non ne consiglierei l'acquisto, ma paradossalmente ne consiglierei la lettura.
Dipende da come volete approcciarvi alla serie.

29 settembre 2017

[Bonelli] Mercurio Loi 5 - L'Infelice

Soggetto: Alessandro Bilotta
Sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Andrea Borgioli
Colori: Francesca Piscitelli
Copertina: Manuele Fior

Malinconia e tristezza sono conseguenze naturali dello stare al mondo, hanno radici profonde nella natura umana... o forse sono molto più semplicemente procurate da un inquietante criminale chiamato "L'Infelice"? È quello che cercheranno di scoprire Ottone e lo storico appassionato di misteri... e di perdite di tempo: Mercurio Loi!




Ah, come scrive Bilotta (da leggere con la voce di Maurizio Mosca).
E sì, Alessandro Bilotta continua a confezionare dei gioielli sempre diversi fra loro, incastonati in una cornice colorata degna di nota. Una delle prime critiche mosse alla serie ben prima della pubblicazione è il prezzo (4,90€), considerato un po' alto e inflazionato dall'uso del colore al posto del bianco e nero, come avvenuto nel numero pre-esordio nella collana Le Storie. Ebbene, a cinque mesi dall'inizio pubblicazione non noto più queste lamentele, al contrario solo lodi sperticate per l'innovazione narrativa e grafica che sta apportando Mercurio Loi. In definitiva, il costo dell'albo a storia conclusa non pesa affatto.

In breve: Mercurio Loi prova tristezza, ha la lacrima facile, non ha più il piglio e la sicumera che lo caratterizzano. È convinto che dietro questo suo malessere emotivo ci sia lo zampino de l'Infelice, un personaggio che, riporto fedelmente dalla scheda sul sito Bonelli:
L'Infelice è il più terrificante dei nemici di Mercurio. Un filosofo senza identità, sfigurato da alcuni francesi per un gioco sadico, che hanno deformato la sua bocca in una immutabile smorfia di pianto. Secondo il suo sistema di pensiero, l'uomo raggiunge la verità solo quando ottiene un perenne stato di infelicità. Farla trovare a tutta la razza umana è lo scopo dell'Infelice.
Avete presente il film Ant-Man? Lì, Hank Pym, interpretato da Michael Douglas, riesce attraverso una serie complicata di passaparola a farsi derubare in casa da Scott Lang e soci. In poche parole, lo manovra come un burattino. Qui è lo stesso. L'Infelice, attraverso un'azione, dà il via a una reazione a catena che scombussolerà la quotidianità di Mercurio, colpevole di averlo fatto arrestare tempo prima. Una sorta di vendetta lenta e continua, al contagocce, ma allo stesso tempo un atto benevolo coerente col pensiero filosofico de l'Infelice, cioè portare l'individuo all'infelicità per ottenere la verità.

L'Infelice quindi gioca il tutto sul calcolo probabilistico, sguinzaglia i propri seguaci in giro per Roma a raccattare informazioni a prima vista inutili e irrilevanti, ma fondamentali nella sua visione d'insieme. Una sorta di sequenza di tessere del domino che Mercurio Loi cercherà di contrastare per riportare l'avversario in prigione.

Il finale, poi, si rivela enigmatico e pone il dubbio su chi dei due sia il reale vincitore.

Ai disegni c'è Andrea Borgioli col suo tratto ben definito e ricco di sfaccettature, il tutto arricchito dalla colorazione che, per buona pace dei tradizionalisti e dei puristi del bianco e nero, fa la sua gran figura.

Mercurio Loi (serie) continua il proprio percorso a gonfie vele.
E non si poteva chiedere di meglio.



28 settembre 2017

[Bonelli] Morgan Lost 24 - Serial Toons

Soggetto: Claudio Chiaverotti
Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Alessandro Pastrovicchio
Colori: Arancia Studio
Copertina: Fabrizio de Tommaso

Blunt è un feroce assassino, follemente innamorato di Veronica, una donna bellissima e dannata... Ah, Veronica e Blunt sono cartoni animati! Perché anche i cartoni animati hanno una vita segreta, al di fuori dello schermo: amano, odiano, impazziscono... e uccidono!




Ventiquattresimo albo per Morgan Lost a chiusura del secondo anno di pubblicazione.
Morgan Lost finisce qui, con questo albo, ma ricomincia fra due mesi, a novembre, con una nuova pubblicazione chiamata Morgan Lost - Dark novels che, come già accennato, avrà stesso prezzo (3,50€), ma un numero di pagine inferiori (64p).

Ma passiamo alla storia del mese, questo Serial Toons.
C'è uno studio d'animazione in città che sta producendo una serie di successo grazie a un super-computer donatogli dalla NASA, una sorta di monolito senziente capace di gestire il parco personaggi della serie velocizzando enormemente la produzione degli episodi. E vabbè, siamo in una realtà ucronica, la tecnologia di questi anni '50 alternativi a volte viaggia in parallelo col nostro presente, spesso invece sfocia nella fantascienza futuristica (più fanta che scienza), ci sta. Succede che all'improvviso uno dei personaggi animati impazzisce e incomincia a uccidere per davvero gli altri colleghi animati ed è qui che interviene il nostro Morgan Lost. Il direttore dello studio di produzione lo assolda per trovare e fermare "l'assassino" e quindi collega il Nostro a un macchinario che gli permette di entrare all'interno del mondo animato. E anche qui, ok, lasciamo fare... in fondo non è altro che la riproposizione di un topos classicissimo della narrazione, cioè l'entrata in un mondo parallelo per risolvere una questione, dal Mago di Oz fino a Tron, da Narnia fino a Matrix. Il tutto poi miscelato con I conigli rosa uccidono, uno fra gli albi più famosi di Dylan Dog e con un tema simile, ma declinato diversamente.

L'albo in fin dei conti scorre anche bene, ma ritorna sempre sul solito sentiero del già visto. Per carità, "l'usato sicuro" nella narrazione va più che bene, l'importante è che non stanchi e non annoi: come sempre sarà Pandora Stillman, la profiler amica di Morgan, a capire l'identità di colui che ha "infettato" i personaggi animati e, come sempre, Morgan si chiude a riccio nella propria malinconica inconsolabilità sentimentale.

Ai disegni ritroviamo Alessandro Pastrovicchio, già alle matite dell'albo numero 17 (Jerome X), il cui tratto cartoonesco di esperienza disneyana sulle pagine di Topolino viene valorizzato. Molto abile nel destreggiarsi fra lo stile cartoon e quello uniformato della serie, anche se spesso i volti non sono proprio il massimo.

Nulla di speciale, quindi.
Anche perché non c'è trama orizzontale, non si chiudono storie né trame lasciate aperte da un bel po'. Quel breve accenno di trama orizzontale, appunto, con la telefonata fra Morgan e il direttore del tempio burocrate riguardo Lisbeth si risolve in poche vignette e con un nulla di fatto. Un elemento inconcludente e irrilevante nell'economia dell'albo.





23 agosto 2017

[Bonelli] Mercurio Loi 4 - Il cuoco mascherato

Soggetto: Alessandro Bilotta
Sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Sergio Gerasi
Colori: Andrea Meloni
Copertina: Manuele Fior

Un cuoco mascherato lancia a Mercurio Loi una bizzarra sfida "olfattiva", che porterà il professore a inseguire una misteriosa donna dai lunghi capelli biondi sullo sfondo pittoresco della Roma papalina del XIX secolo...




Quarto albo per Mercurio Loi.
Questa serie continua a sorprendermi.
Andando un po' a rimarcare la mancanza di un cattivo vero e proprio dell'albo precedente, ammiriamo Mercurio Loi intento in una sorta di sfida sull'onda dei ricordi e degli odori della cucina tradizionale romana, una sfida prima di tutto con se stesso.
Alla finta indagine di Mercurio si intreccia la volontà dell'assistente Ottone di cercare una sorta di espiazione per il delitto commesso ai danni di un rispettabile cittadino, tale Ferdinando Marziale scambiato per errore per Mastro Titta, il boia che era obiettivo dei carbonai per essere assassinato. Dapprima cerca di capire se per caso tale Marziale non sia stato in vita un poco di buono, magari meritandosi la morte anticipatamente, ma così non è. Anzi, finirà per innamorarsi di colei che scoprirà essere figlia del Marziale.

Mercurio intanto cerca di risolvere la sfida di un cuoco misterioso che sembra conoscerlo molto bene, ripercorrendo ricordi legati indissolubilmente a determinati ingredienti.
Sul lato del disegno solo applausi. Come da alcune immagini allegate, l'idea che a un determinato ingrediente o sapore corrisponda un concetto o un ricordo è reso in maniera semplice quanto geniale. Anche il voler rappresentare il concetto come una sorta di litografia ottocentesca, quindi in linea con ciò che l'ambientazione della Roma papalina richiede per l'epoca, è un valore aggiunto. Valore aggiunto da attribuire anche alla colorazione che meglio degli albi precedenti valorizza l'ambiente circostante, regalando anche degli scorci più vissuti e più "popolani" di una Roma più periferica.

Il tratto di Gerasi, un po' più sporco se confrontato con i suoi predecessori, si sposa alla perfezione con l'opera.
Mercurio Loi (serie) ingrana bene, a mio modo di vedere, soprattutto ora che si cerca di costruire un mondo credibile attorno a un personaggio che rimarca visibilmente la figura di Sherlock Holmes, o di un dottor House leggermente meno caustico. Manca un po' di approfondimento sui personaggi secondari e ricorrenti, ma sono sicuro avranno il loro spazio molto presto.






[Bonelli] Morgan Lost 23 - La zona d'ombra

Soggetto: Claudio Chiaverotti
Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Ennio Bufi
Colori: Arancia Studio
Copertina: Fabrizio de Tommaso

La zona d'ombra è il limite oltre il quale non si può più tornare indietro... e si viene risucchiati in un buco nero d'angoscia e di paura senza fine! Dagli oscuri anfratti di New Heliopolis, un conturbante racconto in bianco, nero e rosso del malinconico cacciatore di serial killer: Morgan Lost!







Ci si avvicina al termine del secondo anno di pubblicazioni di Morgan Lost.
Ventitreesimo albo per il Nostro.
Un po' rispecchiando il lettore della testata, Morgan (personaggio) non ha voglia di parlare con i propri colleghi né di passare dal solito cinema gestito dall'amico a godersi film sconosciuti. Neppure i fantasmi dei killer che di solito emergono dal mare disturbano il suo peregrinare da insonne. Vuole qualcosa di diverso.

E forse questo albo lo dà, quel qualcosa di diverso.

Due killer, con le fattezze modellate sul duo comico Stanlio e Ollio (Laurel e Hardy), incomincia a seminare morti in maniera casuale, ma con quella vena di goffaggine, di commedia slapstick che tanta fortuna ha portato al mitico duo di comici (la trovata del lavandino ne è simbolo). Purtroppo sarà la solita profiler Pandora Stillman a ritrarre in pochi frasi il profilo dei due killer minuziosamente, evidenziando la loro impotenza sessuale e le mosse successive. Come di consueto, la vicenda principale si intreccia con una secondaria, che verso il finale si scoprirà essere fondamentale, andando a collegare due personaggi chiave dell'albo. Morgan sarà imbeccato in maniera un po'... facilona... da se stesso, riprendendo e citando la contorta teoria del wormhole alla base di film quali Donnie Darko e La casa sul lago del tempo.

L'albo scorre bene, il duo di killer di questo mese convince, aiutati anche da una serie di eventi che per una volta sono concatenati fra loro e non semplici e soliti espedienti narrativi per arrivare alle 94 pagine canoniche.

Il prossimo albo sarà il ventiquattresimo e chiuderà l'era di Morgan Lost a 94 pagine. Dal numero successivo si ripartirà dal numero 0, inaugurando quindi una nuova stagione di avventure per Morgan, stesso prezzo, 64 pagine.



27 luglio 2017

[Bonelli] Mercurio Loi 3 - Il piccolo palcoscenico

Soggetto: Alessandro Bilotta
Sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Onofrio Catacchio
Colori: Erika Bendazzoli
Copertina: Manuele Fior

Il burattinaio Augustino vuole realizzare il burattino perfetto, e vuole costruirlo con le sembianze di Mercurio Loi. Ma mentre il pupazzo prende forma, tutte le doti e le capacità di Mercurio sembrano svanire...



Terzo albo per Mercurio Loi.
E già inizia a diversificarsi. Se fra l'albo 28 della collana Le Storie e il primo numero assistiamo allo scontro fra Mercurio e l'avversario di lunga data Tarcisio, se nel secondo albo assistiamo a una sorta di indagine per risalire al vigilante colpevole di vari omicidi, il terzo numero stupisce e ribalta le carte in tavola.
Come dal trafiletto di trama poco sopra, c'è un burattinaio che sta cercando di ricreare il burattino perfetto, dandogli le sembianze di Mercurio Loi, in stretta collaborazione con quest'ultimo, facendo leva anche sul suo narcisismo da intellettuale. Però succede che, come una sorta di bambola vudù, le disavventure narrate attraverso il burattino accadono similarmente a Mercurio stesso, il quale avverte una sorta di "apatia" del proprio intelletto e della proprio caparbietà, quasi fossero state risucchiate. Il tutto si intreccia con la ricerca da parte di Mercurio di un nuovo domestico che rimpiazzi il dipartito Ercole, venuto a mancare nel primo numero, e il ravvedimento di un non più in formissima ladro su commissione in crisi matrimoniale e lavorativa.
Narrativamente parlando, molteplici sono i cambi di scena, così come molteplici sono i dialoghi brillanti e volutamente ad effetto. Il tutto si sposa alla perfezione al lato grafico, dando spazio a scene che sembrano riprese pari pari da rappresentazioni teatrali o spettacoli di burattini, appunto. Ma è scritto anche nell'introduzione di Bilotta stesso, a inizio albo, in maniera molto ironica, il tema di fondo è la rappresentazione teatrale e il suo modo di narrare, di mettere in campo i personaggi e farli interagire. Affascinante, come nei primi numeri, è la rappresentazione della Roma di inizio '800, soprattutto in notturna: vicoletti, stradine, il tevere, i quartieri periferici, tutto serve a creare atmosfera.
L'albo stranisce, bisogna ammetterlo, ma solo perché già dal terzo numero propone qualcosa di diverso da quello che il lettore si sarebbe aspettato: non c'è un cattivo vero e proprio o definibile tale, o quantomeno un avversario, Ottone si vede poco, ci si concentra maggiormente a presentare un personaggio che in futuro potrebbe far parte del parco di protagonisti e dare un certo tipo di apporto al Nostro.
Tuttavia, personalmente parlando, mi è piaciuto e rimane una delle letture più attese.



23 luglio 2017

[Bonelli] Morgan Lost 22 - Il silenzio alla fine del mondo

Soggetto: Claudio Chiaverotti
Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Marco Perugini
Colori: Arancia Studio
Copertina: Fabrizio de Tommaso

Da qualche parte nella megalopoli di New Heliopolis, Odd Baggins lavora all'ufficio lettere mai arrivate, ed è perseguitato dal rumore. Eppure lui cerca solo il silenzio, bianco, assoluto... che nascerà da un nuovo Big Bang!.

Dopo due numeri che ho trovato anonimi e pesantucci, ecco finalmente un albo che a fine lettura mi ha lasciato un senso di soddisfazione niente male.
Il trafiletto ufficiale di trama poco sopra dice già tutto e Odd Baggins, il killer del mese, è forse uno dei personaggi più interessanti presentati finora in Morgan Lost. Odd è un uomo  fin troppo qualunque, sicuramente anonimo, che china la testa davanti ai colleghi e ai superiori e che evita il confronto, un debole. Ci vedo una citazione al protagonista della serie tv Fargo, andando a riprendere il cognome Baggins che riporta alla mente l'hobbit Bilbo, per altro interpretato dallo stesso Martin Freeman di Fargo, un novello Fantozzi, ma privo dell'ironia data di Villaggio. Un uomo che, come riportano tanti fatti di cronaca di oggidì, superato un limite invalicabile esplode di rabbia e fa della violenza la propria quotidianità.
Si vede un Morgan che parte a botta sicura e sbaglia, finalmente. La variabile impazzita dell'uomo normale tramutatosi in serial killer mette in discussione le sue capacità di profiler, ma ciò comunque non impedisce il solito spiegare al lettore quello che sta succedendo, togliendo ogni tentativo di interpretazione delle vignette. Tuttavia, l'albo scorre bene, come raramente ha abituato questa serie, e rientra sicuramente fra i miei preferiti finora.


Come già qualcuno avrà già letto, Morgan Lost cambierà formato e numerazione dal numero 25, che per l'occasione diventerà il numero 0. Si è speculato abbastanza sulla cosa, ma l'autore promette comunque che il passaggio a 64 pagine renderà le storie più agili e la trama orizzontale sarà più serrata, come chiesto da molti.
Quindi attendiamo fiduciosi.



27 giugno 2017

[Bonelli] Mercurio Loi 2 - La legge del Contrappasso

Soggetto: Alessandro Bilotta
Sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Giampiero Casertano
Colori: Stefano Simeone
Copertina: Manuele Fior

Nella Roma papale del XIX secolo, la prima notte di carnevale, il Contrappasso è pronto ad agire per imporre la sua legge… toccherà a Mercurio Loi fermare il criminale e svelare il mistero che si cela dietro la sua maschera!







Ed ecco il secondo numero di Mercurio Loi.
Devo ammettere di essere rimasto piacevolmente sorpreso, sulla buona scia lasciata dal primo albo, da questa seconda storia di Mercurio. Il contesto storico ormai è acclarato, una Roma papalina in cui la carboneria, almeno la parte più dedita all'azione, cerca di ribaltare lo strapotere papale, quindi non mancano retate e quant'altro da parte dei carabinieri pontifici. Molto interessante e spunto per qualche approfondimento storico post-lettura.

Un po' riprendendo il tema portante di un albo fondamentale di Dylan Dog, Attraverso lo specchio, ripubblicato il mese scorso nella collana antologica e guarda caso disegnato proprio dallo stesso Giampiero Casertano, disegnatore di questo numero, il protagonista è lo specchio.

Quando qualcuno vi si para davanti, lo specchio riflette l'immagine del soggetto ribaltata, la destra diventa la sinistra e viceversa. L'immagine riflessa è la stessa persona e allo stesso tempo non lo è, un po' come nella vita quotidiana, quando mostriamo agli altri una parte di noi che non rappresenta la nostra essenza. C'è un personaggio in particolare che rappresenta questa dicotomia, quello della sarta, una donna leggermente sovrappeso, aiutante di un sarto molto rinomato per i costumi di carnevale, una donna che cela un'inquietudine d'animo che rivela una sessualità repressa in malo modo. Ha due figli, un marito, ma in realtà prova attrazione per le donne e tutto ciò la deprime.

Un altro personaggio interessante è quello del Contrappasso, misterioso personaggio mascherato, una sorta di vigilante, che rintraccia spioni, malvagi et similia per infliggere loro una punizione consona ai loro crimini. La maschera è specchiata e la vittima vi ci si specchia dentro costretta a recitare una formula di rito imposta dal vigilante per espiare la propria colpa.

Il carnevale a Roma
E poi c'è Mercurio alle prese con la propria futura moglie, accennata nel primo albo, una aspirante cantante d'opera  e che non ha molta fortuna nel settore, e successivamente, sempre Mercurio insieme al fido assistente Ottone, alle prese anche con i crimini messi in atto dal Contrappasso prima citato.

Il secondo albo di Mercurio Loi scorre bene, complici anche i bei disegni di Casertano, sebbene a volte si notano delle incongruenze anatomiche, e i colori di Stefano Simeone, il risultato per me è eccellente.
Un albo, quindi, che può contare sia su un'ottima "forma" e di conseguenza su ottimi "contenuti", come quello del dualismo dato dallo specchio. Senza dimenticare il classico della "maschera", di pirandelliana memoria liceale, che sovente viene raccontato. Qualche lettore aveva individuato delle somiglianze fra il duo Mercurio-Ottone e Batman e Robin, in questo albo decisamente più abbondanti, queste somiglianze, viste le maschere indossate durante il carnevale (basti vedere la copertina) e una simpatica citazione alla Bat-mobile.

26 giugno 2017

[Bonelli] Morgan Lost 20 - Sogni di qualcun altro / Morgan Lost 21 - La trama di Oz

uscita 21/04/2017
Soggetto: Claudio Chiaverotti
Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Giovanni Talami
Copertina: Fabrizio De Tommaso
Colori: Arancia Studio

Morgan Lost è sulle tracce di un feroce assassino che ha la perversa fissazione di filmare le sue vittime. Ma una serie di strane circostanze gli fanno sorgere una terribile domanda: la telecamera usata da Adryen è un semplice oggetto o riprendere feroci omicidi le ha dato un’anima perversa e malvagia?



Soggetto: Claudio Chiaverotti
Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Andrea Fattori
Copertina: Fabrizio De Tommaso
Colori: Arancia Studio
I devoti impiegati del Tempio della Burocrazia sono perseguitati da sogni in cui vengono messi in scena delitti mai commessi. Com’è possibile? E mentre l’inossidabile nomea del massimo organo di controllo della città viene minacciata, fuori, tra le malinconiche strade di New Heliopolis, fa la sua comparsa un feroce killer che miete le sue vittime a colpi di martello!


Ho accorpato il parere di questi due albi, Morgan Lost 20 e Morgan Lost 21, perché, alla fine dei conti, sono identici.

Ma partiamo dall'inizio.
Nel ventesimo albo si tenta di dare spessore al tanto decantato organo burocratico che tanto è indispensabile nella società ucronica/anni '50 di Morgan, con punte di fantascienza vecchio stampo (chi ha letto l'albo sa a cosa mi riferisco). 
Nel ventunesimo albo, invece, abbiamo una storia di quelle oniriche, a cui ormai la testata e l'autore hanno abituato, quindi non mancheranno cambi di prospettiva e quant'altro, rendendo il tutto confuso. Come al solito viene spiegato tutto nel finale, ma ormai ci si è abituati anche a questo.

Non sono uno sceneggiatore né un fumettista, ma da lettore qualunque che segue Morgan Lost dall'esordio mi aspettavo qualcosa di più, due albi tendenzialmente "anonimi", due riempitivi piacevoli, per carità, ma che sotto sotto mi fanno pesare la spesa perché non aggiungono nulla di nuovo né al personaggio (e ai comprimari) né alla trama orizzontale che aveva avuto qualche guizzo di vitalità negli albi di poco precedenti. Alla fin fine, e non ho difficoltà ad affermarlo, sembra di rileggere Brendon, la creatura prima di Chiaverotti. Si continua, certo, in attesa del cambio di marcia promesso.

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