
Dopo poco più di un anno, posso dire che Morgan Lost sembra fatto apposta per gli studenti di psicologia e psicanalisi.
Non c'è un vero e proprio assassino del mese, ci ritroviamo fra le mani una sorta di antologia di vari assassini affrontati da Morgan. La scena ricorrente dei serial killer che spuntano fuori dal mare e che alimentano il tormento di Morgan è il perno di tutto l'albo e ci fa rivivere varie storie che raccontano motivazioni diverse per i serial killer. La novità sta nel fatto che Morgan non è il protagonista delle storie, vi partecipa come personaggio secondario spostando tutta l'attenzione sull'assassino di turno, ribaltando le parti. Purtroppo ci si perde, a mio modo di vedere, col solito vizio di spiegare immediatamente cosa sta succedendo, spiegando al lettore ciò che deve capire e lasciando poco o nulla alla sua interpretazione: palese è il caso, in questo albo, che riguarda i genitori di Moon, dal viso senza lineamenti e che parlano inanellando parole senza un filo logico, tipica rappresentazione dell'incomunicabilità, in questo caso fra genitori e figli. Ci arrivo da solo, non serve che mi venga spiattellato. Solo il finale, per fortuna, viene lasciato all'interpretazione del lettore. Molto intrigante è l'episodio delle modelle-bambole che, nonostante sia un argomento ritrito e più che risaputo, mi ha saputo intrattenere e che dà senso alla bellissima copertina di de Tommaso. Tante le citazioni, a partire da Dylan Dog (si parla di Altroquando e nel cinema si intravedono di spalle Dylan e Groucho) per arrivare al gruppo musicale degli Aqua, gruppo che negli anni '90 cantava:
I'm a Barbie girl, in a Barbie world
Life in plastic, it's fantastic.
You can brush my hair, undress me everywhere.
Imagination, life is your creation.
E che qui, nell'episodio delle modelle-bambole, acquisisce tutto un altro significato.
Complessivamente un albo che non è malaccio, anche perché spezza la monotonia che si era creata in tutti quegli episodi riempitivi che hanno segnato gli ultimi mesi della testata.