Sesto albo per Morgan Lost.
Numero che, a voler essere ottimisti, a mio modo di vedere rappresenta il bicchiere mezzo pieno.
Una misteriosa coppia di killer con maschera da coniglio, i coniugi Rabbit, inizia ad uccidere a destra e a manca. E forse in questo numero inizia a piacermi come si comporta Morgan (personaggio), dapprima indagando su un fumetto cult dal quale i coniugi Rabbit hanno preso ispirazione, per poi addentrarsi nel circolino dei fan più accaniti fino all'autore di quel fumetto, riuscendo a comporre il puzzle degli indizi solo grazie all'imbeccata dei due killer (quindi una variabile esterna). Tante le citazioni, dirette e indirette, al mondo del fumetto e al modo di viverlo degli estimatori (il fumetto nel fumetto, Dylan Dog, Snoopy, Braccio di ferro, le fumetterie, cosplay, vendita a prezzi folli, possibili seguiti osteggiati a prescindere). E poi c'è l'autore, una sorta di ritratto di Chiaverotti stesso, insonne, quasi nevrotico, col pesante fardello di non saper ripetere il successo della sua opera più famosa ideandone un seguito.
Nota quasi negativa (più che altro monotona) è sempre lei, la profiler Pandora Stillman che, d'accordo che ha un talento naturale per il proprio lavoro, ma mi risulta comunque forzata: capisce all'istante l'identità dei coniugi Rabbit e dà loro anche filo da torcere nel finale.
Il finale, già, a metà tra ironia e sogno, mette il punto interrogativo alla parola "fine".
Son passati sei numeri e fatico ancora ad avere un parere complessivo dell'opera. Probabilmente al dodicesimo numero tirerò le somme del primo anno di pubblicazione.
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