Settimo albo per Adam Wild. La trama orizzontale stenta a decollare, lasciando spazio a un episodio decisamente insolito. Molto gradevole il lato archeologico, col teschio particolare che viene ritrovato e che fa presagire sì qualcosa di più grande della trama stessa, ma allo stesso tempo alimenta la sensazione che tale scoperta sia fine a sé stessa, ovvero che non verrà più ripresa in futuro.
Caratteristica peculiare di questo albo, al di là del contenuto, è la forma, cioè i disegni. In molti si sono lamentati del tratto non proprio preciso di Zoran Tucic, forse troppo confusionario e squadrato. Personalmente parlando, sì, forse è così, però bisogna ammettere che certe tavole fanno un grande effetto nonostante tutto. Il conte Molfetta non pervenuto, ancora una volta.
La serie procede con alti e... bassi? No, direi "meno alti". Tutto sommato, finora rimane una delle novità Bonelli vecchio stampo più interessanti.
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Ottavo albo per Adam Wild.
Si fa luce su un personaggio secondario della combriccola di Adam, Makibu, personaggio che già dallo scorso albo meditava vendetta verso il suo schiavista. Vendetta che avrà luogo in questo albo a opera di Adam Wild. Il conte Molfetta, per la prima volta, passa all'azione vera e propria e si ritaglia uno spazio considerevole nel numero di tavole. Da un coprotagonista è quello che ci si aspetta. Probabilmente, anche facendo il confronto con l'illustre precedente di Magico Vento, il conto Molfetta non ha ancora dimostrato lo stesso spessore e lo stesso valore di Poe, però con albi come questo si è sulla buona strada.
Disegni ottimi di Stevan Subic, molto precisi e d'impatto.
Anche in questo albo si dà poco spazio al filone principale delle trama, dando risalto al passato di un personaggio secondario. Tuttavia la qualità della narrazione rende il tutto piacevole e più che godibile.
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