18 agosto 2011

Recensione manga: impressione su Gin no Saji


Lo ammetto, io sono uno dei detrattori della prima ora su Hiromu Arakawa e le sue opere pubblicate in Italia. Cioè, dopo aver affrontato la lettura del molto bistrattato Hero Tales e dell'intoccabile FullMetal Alchemist (quest'ultimo intoccabile quanto Evangelion, Puella Magi Madoka e Kodomo no Jikan messi assieme, pena crocifissione pubblica in sala mensa da parte dei fan), mi sono approciato alla sua nuova fatica.
Gin no Saji, per quei pochi che non lo sapessero, nasce come "salvagente/asso nella manica" di Shonen Sunday, nota rivista giapponese settimanale in continuo declino, sia a causa dello strapotere della Onepiesesca Jump, sia anche perché è calato l'interesse in generale. Quindi, quale mossa migliore se non ospitare il manga di un'autrice famosa e rispettata per far risalire le vendite? Ecco fatto.

E forse Hiromu Arakawa mi ha ascoltato quando, alla fine delle due letture sopracitate, ho esclamato a gran voce: - datti all'ippica! -.
In Gin no Saji (letteralmente Cucchiaio d'argento), il protagonista Yugo Hachiken si iscrive all'istituto agrario Yezo, luogo in cui si impara anche ad allevare i cavalli -e qui mi ricollego al discorso dell'ippica- e il bestiame in genere, ma si insegna anche tecnica casearia e tutto ciò che concerne il mondo agricolo. Una scuola adatta per gli "addetti ai lavori", ossia per coloro che già possiedono fattorie o aziende del settore dove mettere in pratica gli insegnamenti di tale scelta. Yugo Hachizen, invece, non è altro che un semplice ragazzo di città, abbastanza portato per lo studio, che sceglie l'istituto agrario in quanto è sicuro di essere il primo della classe. O almeno questo è il motivo da lui spiegato. Opzione alquanto discutibile visto che egli proviene da una scuola media preparatoria di alto livello atta all'entrata in istituti ovviamente non agrari, ma molto più prestigiosi.
Il contrasto a tratti paradossale fra i compagni di provincia mette in difficoltà il protagonista, il quale troverà grossi ostacoli nell'approciarsi ai rudimenti di agricoltura e allevamento. Traumatica sarà la sua personale scoperta nell'apprendere che le uova escono dall'ano delle galline, quindi dallo stesso canale di espulsione degli escrementi dell'animale, arrivando anche ad essere terrorizzato al sol sentire la parola "uovo" o nel vedere una coscia di pollo fritto. Sarà la caparbietà del protagonista ad avere la meglio e a ritagliarsi tanta popolarità fra i compagni di scuola, così diversi e così preparati.
Gin no Saji è un tranche de vie (slice of life) piacevole, spigliato, leggero ma allo stesso tempo serio, innovativo e totalmente diverso da ciò che ci si potrebbe aspettare da Hiromu "FullMetal" Arakawa. Infatti ho notato con disappunto, sia fra i lettori italiani che quelli anglofoni, che molti fan (non tutti, ovvio) dell'autrice son rimasti delusi dal cambio di genere, disorientati dal non trovarsi davanti l'ennesimo manga di pseudo guerrieri che salvano il mondo dalle forze del male, bollando il prodotto come noioso e fallimentare.
Eppure io trovo estremamente piacevole questa nuova cifra stilistica della Arakawa, la quale si cimenta piacevolmente fra i risvolti di un istituto agrario, dove la vita scolastica, diversa dalle solite scuole fotocopia viste e riviste in migliaia di anime e manga, risulta fresca e coinvolgente. Interessante è anche scoprire attività agonistiche ippiche tipiche del giappone, come la corsa dei Banei, razza di cavalli (eheheh) nativa del Giappone dalla stazza elevata, che praticamente corrono trainando il fantino su una slitta-aratro.

In breve: consigliato un po' a tutti in quanto potrà risultare una piacevole sorpresa, anche per chi non ha mai stravisto per la sensei Hiromu Arakawa come il sottoscritto.

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