27 luglio 2017

[Bonelli] Mercurio Loi 3 - Il piccolo palcoscenico

Soggetto: Alessandro Bilotta
Sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Onofrio Catacchio
Colori: Erika Bendazzoli
Copertina: Manuele Fior

Il burattinaio Augustino vuole realizzare il burattino perfetto, e vuole costruirlo con le sembianze di Mercurio Loi. Ma mentre il pupazzo prende forma, tutte le doti e le capacità di Mercurio sembrano svanire...



Terzo albo per Mercurio Loi.
E già inizia a diversificarsi. Se fra l'albo 28 della collana Le Storie e il primo numero assistiamo allo scontro fra Mercurio e l'avversario di lunga data Tarcisio, se nel secondo albo assistiamo a una sorta di indagine per risalire al vigilante colpevole di vari omicidi, il terzo numero stupisce e ribalta le carte in tavola.
Come dal trafiletto di trama poco sopra, c'è un burattinaio che sta cercando di ricreare il burattino perfetto, dandogli le sembianze di Mercurio Loi, in stretta collaborazione con quest'ultimo, facendo leva anche sul suo narcisismo da intellettuale. Però succede che, come una sorta di bambola vudù, le disavventure narrate attraverso il burattino accadono similarmente a Mercurio stesso, il quale avverte una sorta di "apatia" del proprio intelletto e della proprio caparbietà, quasi fossero state risucchiate. Il tutto si intreccia con la ricerca da parte di Mercurio di un nuovo domestico che rimpiazzi il dipartito Ercole, venuto a mancare nel primo numero, e il ravvedimento di un non più in formissima ladro su commissione in crisi matrimoniale e lavorativa.
Narrativamente parlando, molteplici sono i cambi di scena, così come molteplici sono i dialoghi brillanti e volutamente ad effetto. Il tutto si sposa alla perfezione al lato grafico, dando spazio a scene che sembrano riprese pari pari da rappresentazioni teatrali o spettacoli di burattini, appunto. Ma è scritto anche nell'introduzione di Bilotta stesso, a inizio albo, in maniera molto ironica, il tema di fondo è la rappresentazione teatrale e il suo modo di narrare, di mettere in campo i personaggi e farli interagire. Affascinante, come nei primi numeri, è la rappresentazione della Roma di inizio '800, soprattutto in notturna: vicoletti, stradine, il tevere, i quartieri periferici, tutto serve a creare atmosfera.
L'albo stranisce, bisogna ammetterlo, ma solo perché già dal terzo numero propone qualcosa di diverso da quello che il lettore si sarebbe aspettato: non c'è un cattivo vero e proprio o definibile tale, o quantomeno un avversario, Ottone si vede poco, ci si concentra maggiormente a presentare un personaggio che in futuro potrebbe far parte del parco di protagonisti e dare un certo tipo di apporto al Nostro.
Tuttavia, personalmente parlando, mi è piaciuto e rimane una delle letture più attese.



23 luglio 2017

[Bonelli] Morgan Lost 22 - Il silenzio alla fine del mondo

Soggetto: Claudio Chiaverotti
Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Marco Perugini
Colori: Arancia Studio
Copertina: Fabrizio de Tommaso

Da qualche parte nella megalopoli di New Heliopolis, Odd Baggins lavora all'ufficio lettere mai arrivate, ed è perseguitato dal rumore. Eppure lui cerca solo il silenzio, bianco, assoluto... che nascerà da un nuovo Big Bang!.

Dopo due numeri che ho trovato anonimi e pesantucci, ecco finalmente un albo che a fine lettura mi ha lasciato un senso di soddisfazione niente male.
Il trafiletto ufficiale di trama poco sopra dice già tutto e Odd Baggins, il killer del mese, è forse uno dei personaggi più interessanti presentati finora in Morgan Lost. Odd è un uomo  fin troppo qualunque, sicuramente anonimo, che china la testa davanti ai colleghi e ai superiori e che evita il confronto, un debole. Ci vedo una citazione al protagonista della serie tv Fargo, andando a riprendere il cognome Baggins che riporta alla mente l'hobbit Bilbo, per altro interpretato dallo stesso Martin Freeman di Fargo, un novello Fantozzi, ma privo dell'ironia data di Villaggio. Un uomo che, come riportano tanti fatti di cronaca di oggidì, superato un limite invalicabile esplode di rabbia e fa della violenza la propria quotidianità.
Si vede un Morgan che parte a botta sicura e sbaglia, finalmente. La variabile impazzita dell'uomo normale tramutatosi in serial killer mette in discussione le sue capacità di profiler, ma ciò comunque non impedisce il solito spiegare al lettore quello che sta succedendo, togliendo ogni tentativo di interpretazione delle vignette. Tuttavia, l'albo scorre bene, come raramente ha abituato questa serie, e rientra sicuramente fra i miei preferiti finora.


Come già qualcuno avrà già letto, Morgan Lost cambierà formato e numerazione dal numero 25, che per l'occasione diventerà il numero 0. Si è speculato abbastanza sulla cosa, ma l'autore promette comunque che il passaggio a 64 pagine renderà le storie più agili e la trama orizzontale sarà più serrata, come chiesto da molti.
Quindi attendiamo fiduciosi.



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