27 dicembre 2011

Varie cose.

Ho un computer nuovo. E vabbè.
Il vecchio è svampato del tutto. E vabbè.

Qualcuno di voi può ri-uploadare (!?) il secondo capitolo di Kuroi ame ni utarete, il filo nero?
Non so perché, ma Mediafire l'ha cancellato e non so come recuperarlo (visto che avevo tutto quanto nel vecchio pc).


Poi, che altro? E niente, buone feste a tutti, divertitevi e ci rivediamo all'anno nuovo.

Ero sotto assuefazione di Skyrim, ma ora l'ho superata. Ma non interessa a nessuno, okay.

06 dicembre 2011

Bambino! Capitolo 63

Twiggy, supermodella inglese degli anni '60-'70.
Storia della moda in questo capitolo di Bambino!.

Bambino!
Capitolo 63 - Mediafire

30 ottobre 2011

Knights of Sidonia: differenze fra edizione italiana e giapponese

Un post un po' così, perché mi andava di farlo.

  È possibile ingrandire le immagini cliccandoci sopra.  

Knight of Sidonia (シドニアの騎士 Sidonia no Kishi) è un manga di Tsotomu Nihei, pubblicato dal 2009 sul mensile Afternoon di Kodansha, la casa editrice che ha lanciato l'autore nell'olimpo dei grandi.

In Italia è stato pubblicato praticamente tutto di Nihei da parte di Planet Manga, e così è anche per Knights of Sidonia, pubblicato nel mese di ottobre 2011 (nonostante fosse stato annunciato per maggio e poi rimandato a settembre) con queste caratteristiche: 13x18, B., 184 pp., b/n, con sovraccoperta, 5.90€.

Facciamo un confronto con l'edizione giapponese dello stesso e vediamo le differenze.
Ma prima voglio ringraziare Thx2005, validissimo collaboratore, il quale a suo tempo mi ha inviato in regalo i primi due volumi giapponesi di Knights of Sidonia, più due tomi di Afternoon, tutto a sue spese.

La prima differenza è nelle sovracopertine. A sinistra c'è quella giapponese, a destra quella italiana riconoscibilissima anche grazie al marchio Planet Manga in alto. Devo dire che qui preferisco l'edizione italiana, che ha una scritta meno ingombrante rispetto a quella nipponica. Perché coprire così tanto il disegno di copertina, dico io...
Un'altra differenza è nella carta con cui son fatte 'ste sovracopertine. Quella giapponese ha una finitura lucida, quella italiana invece no. Basti vedere il riflesso creato dal flash della mia macchina digitale. Qui non so dire quale sia meglio e quale no.

 Il retro è simile a quanto detto sopra.

Il tasto dolente è il solito: le pagine a colori.
O la Kodansha è stronza fino al midollo a non concedere nei diritti anche le pagine a colori... o è la Planet Manga che si fa fregare da un po' anni. Lo stesso "problema" (per me lo è, per altri non so) l'ho riscontrato anche nell'edizione di Dorohedoro (che è Shogakukan). Perché se poi leggi Vinland Saga, Star Comics, 4.90€, con pagine a colori, allora qualche dubbio ti viene. Pago 5.90 per ritrovarmi qualcosa di meno?! Perché? Ho provato già a inviare (due volte) una domanda all'angolo della posta di Planet Manga, ma è da Febbraio 2011 che aspetto risposta nella consueta rubrica sul sito. 
Le pagine a colori sono quattro. Non vedo perché dovrei aspettare la solita (in questo caso improbabile) edizione pornolusso a 12.90€ per avere delle pagine a colori.

La carta dell'edizione giapponese è tendente al giallognolo, quella italiana è bianca. Entrambe non sono trasparenti, o almeno lo sono pochissimo. Vanno bene entrambe da questo punto di vista.


L'adattamento grafico dei cartelli è altalenante. Alcuni sono tradotti direttamente su tavola, altri son lasciati in giapponese con sotto una nota di traduzione. Ma roba che lo stesso cartello in una vignetta è tradotto, ma nell'altra è rimasto in giapponese. Forse è Nihei che ha fatto poca attenzione, nella Sidonia son presenti sia cartelli in giapponese sia cartelli con scritte con caratteri latini, o accostamenti fra numeri giapponesi e arabi, abbastanza confusionario. Ciò non toglie che certe scritte avrebbero potuto subire un adattamento grafico decisamente migliore da quello proposto. Per fortuna le onomatopee non hanno subito quella fase di ridisegno osceno che aveva permeato Abara e NOiSE.

Per la traduzione non ho riscontrato nessuna frase contorta, ho letto capendo tutti gli avvenimenti ecc... Del resto, io non so il giapponese, quindi potrebbero anche esserci trenta errori a vignetta. Non saprei, il tutto mi è sembrato comunque scorrevole (ma forse perché conosco già il procedere della storia).
Storco un po' il naso per l'adattamento di "difensore" al posto di "guardiano" per identificare i robot. Concettualmente son la stessa cosa, questi robot sono i guardiani della Sidonia, la difendono, però se leggo difensore penso immediatamente al calcio. Guardiano sarebbe stato un compromesso accettabile.

Arakawa under the Bridge: capitoli 173-178

Arakawa under the bridge
Capitoli 173-178: Mediafire

Bambino! Capitolo 59

Bambino!
Capitolo 59 - Mediafire

25 ottobre 2011

Bix Beiderbecke

Prendendo spunto da questo post di Flying Teapot, colgo l'occasione per condividere qualcosina di questo artista. Uno di quelli morti giovanissimi e che diventano icone leggendarie. Il fatto è che ora il suo nome non dirà nulla ai più, se non il nulla assoluto.
Bix Beiderbecke mi ricorda le atmosfere create da Django Reinhardt, ma con la tromba.
Sarebbe bello avere una macchina del tempo, assistere a uno dei suoi concerti e poi ritornare a casa. Ah!

07 ottobre 2011

Recensione Anime: pareri su Gyakkyou burai Kaiji - Hakairoku hen



A quattro anni di distanza dal termine di Gyakkyou Burai Kaiji: Ultimate Survivor, 2007, finalmente va in onda il seguito, ovvero Gyakkyou Burai Kaiji: Hakairoku Hen.

La storia riprende esattamente da dove si era conclusa la prima, e fortunata, serie del nasuto protagonista. Kaiji, reduce a mani vuote dallo scontro con il presidente della Teiai, continua a sbarcare il lunario attraverso il gioco d'azzardo.
Per la serie "il lupo perde il pelo, ma non il vizio". E possiamo sostituire alla parola "pelo" le dita e l'orecchio di Kaiji, riattaccate ad hoc.
Kaiji, nonostante tutto ciò che ha passato, è rimasto un derelitto, un disperato, uno scarto della società, un senza lavoro oberato da nuovi debiti (contratti proprio per l'intervento di riattaccamento di dita e orecchio), un perenne deluso da se stesso, soprattutto a causa di promesse non adempiute con chi, nella prima serie, si era affidato totalmente alle sue mani perdendo la vita.



La svolta arriva attraverso l'incontro fortuito con Endou, l'emissario-reclutatore assoldato dalla Teiai per recuperare i debitori. Kaiji, convinto di poter ripetere l'esperienza precedente con risultato questa volta positivo, prego Endou di riprenderlo nel giro, ma viene raggirato e spedito ai lavori forzati che gli spettano in quanto ancora debitore.

La seconda stagione, a dispetto della prima, si divide in due sequenze ben distinte: il gioco a dadi sotterraneo e il pachinko infernale.
Tralasciando altri elementi della trama, è bene soffermarsi e analizzare meglio l'Hakairoku Hen.
Innanzitutto, è difficile riottenere lo stesso grado di complicità, empatia, ansia che permeava la prima serie. Nel senso che, se nella prima serie il coinvolgimento emotivo saliva alle stelle anche perché tutti quanti rischiano la vita sul filo del rasoio (anche con la morte di alcuni), nella seconda è tutto quanto opacizzato e fioco. Ripercussioni mortali non ce ne sono, c'è comunque la paura di continuare a vivere da eterni schiavi, ma il coinvolgimento non è assolutamente identico. Per intenderci meglio, c'è, ma non con la stessa intensità.
I due giochi vengono affrontati in maniera simile: c'è prima una fase di prova, poi una fase di studio molto approfondita e poi il tentativo del colpaccio a botta sicura. Nella prima serie, invece, le decisioni e i ragionamenti vengono effettuati quasi all'istante, senza possibilità di tornare indietro, col fiato maligno del tempo che fa pulsare la nuca, rendendo forse lo spettatore partecipe fino al midollo e non solo.
                                      
Non resta altro che osservare la risalita dal baratro di Kaiji, che con sottili e studiati stratagemmi riesce a ribaltare le carte in tavola a proprio favore, fino al finale che di per sé rimane soddisfacente, ottimo per concludere la serie.

L'animazione è piacevole, c'è uso discreto della computer grafica che rende bene il lancio dei dadi e i meccanismi del pachinko. Leggermente fuori luogo è la voce narrante, a volte davvero esasperante nella sua enfasi esagerata, tutto il contrario di quella calma e riflessiva incontrata in Akagi.

La colonna sonora, sempre composta da Taniuchi Hideki, fatica a trovare posto e passa quasi inosservata. Ed è un peccato perché, se nella prima serie aveva contribuito a rendere il tutto più godibile, nella seconda non adempie al suo scopo di accompagnamento.
Mal gestita l'opening, affidata ai Fear, and Loathing in Las Vegas, che non riescono a reggere minimamente il confronto con i Blue Hearts e la loro Mirai wa bokura no te no naka (il futuro è nelle nostre mani) che poi è fulcro e morale dell'intera serie di Kaiji.

Certo, in un palinsesto anime che non ha visto grandi novità e che è stato invaso da personaggi fotocopia, Kaiji è stato uno di quelli che è spiccato di più, ma rimane comunque un gradino più sotto alla prima serie. Forse perché quel fattore "novità" del 2007 non è più tale nel 2011, quindi non ha la stessa presa sul pubblico. Di per sé l'opera rimane comunque godibile, nonostante alcune puntate avrebbero potuto essere compresse in una sola (e infatti molti fan additano le opere di Fukumoto proprio per questo fattore, l'eccessiva prolissità di certi momenti).
Consigliata solo a chi apprezza l'universo Fukumotiano.

Piccola curiosità: nella opening, per pochi secondi, appare Kurosawa, personaggio di Saikyou Densetsu Kurosawa, altro manga famoso e molto apprezzato di Fukumoto.

15 settembre 2011

Munou no hito - capitolo 1


Munou no Hito è un manga in volume unico di Tsuge Yoshiharu del 1985.
Il protagonista è un uomo demoralizzato e afflitto dalla propria condizione economica. Dopo aver cercato invano di sbarcare il lunario con i manga, sua prima passione, incomincia una serie di lavori improvvisati pur di mantenere la propria famiglia, formata da moglie e figlioletto.

È un'opera abbastanza atipica, ma molto attuale. Non è nient'altro che la narrazione di un uomo la cui vita è un'agonia perpetua, che nasconde le emozioni sotto i suoi baffi neri, che è sposato con una donna il cui volto non si vede mai e che ha un figlioletto asmatico che incarnza l'innocenza. Simbolismi in quantità per descrivere una quotidianità tutt'ora presente.

Capitolo 1v2Mediafire 


NOTA: le pagine non son state ridotte, in quanto ho preferito mantenere la dimensione generosa lasciata dal gruppo inglese inficiando però sul peso del file. Il volume completo avrà le pagine ridotte alla dimensioni standard, più eventuali correzioni.

EDIT: ho sostituito il link con lo stesso capitolo rieditato su scan ridimensionate normalmente. Il file pesa di meno e ho apportato alcune correzioni.

05 settembre 2011

02 settembre 2011

18 agosto 2011

Recensione manga: impressione su Gin no Saji


Lo ammetto, io sono uno dei detrattori della prima ora su Hiromu Arakawa e le sue opere pubblicate in Italia. Cioè, dopo aver affrontato la lettura del molto bistrattato Hero Tales e dell'intoccabile FullMetal Alchemist (quest'ultimo intoccabile quanto Evangelion, Puella Magi Madoka e Kodomo no Jikan messi assieme, pena crocifissione pubblica in sala mensa da parte dei fan), mi sono approciato alla sua nuova fatica.
Gin no Saji, per quei pochi che non lo sapessero, nasce come "salvagente/asso nella manica" di Shonen Sunday, nota rivista giapponese settimanale in continuo declino, sia a causa dello strapotere della Onepiesesca Jump, sia anche perché è calato l'interesse in generale. Quindi, quale mossa migliore se non ospitare il manga di un'autrice famosa e rispettata per far risalire le vendite? Ecco fatto.

E forse Hiromu Arakawa mi ha ascoltato quando, alla fine delle due letture sopracitate, ho esclamato a gran voce: - datti all'ippica! -.
In Gin no Saji (letteralmente Cucchiaio d'argento), il protagonista Yugo Hachiken si iscrive all'istituto agrario Yezo, luogo in cui si impara anche ad allevare i cavalli -e qui mi ricollego al discorso dell'ippica- e il bestiame in genere, ma si insegna anche tecnica casearia e tutto ciò che concerne il mondo agricolo. Una scuola adatta per gli "addetti ai lavori", ossia per coloro che già possiedono fattorie o aziende del settore dove mettere in pratica gli insegnamenti di tale scelta. Yugo Hachizen, invece, non è altro che un semplice ragazzo di città, abbastanza portato per lo studio, che sceglie l'istituto agrario in quanto è sicuro di essere il primo della classe. O almeno questo è il motivo da lui spiegato. Opzione alquanto discutibile visto che egli proviene da una scuola media preparatoria di alto livello atta all'entrata in istituti ovviamente non agrari, ma molto più prestigiosi.
Il contrasto a tratti paradossale fra i compagni di provincia mette in difficoltà il protagonista, il quale troverà grossi ostacoli nell'approciarsi ai rudimenti di agricoltura e allevamento. Traumatica sarà la sua personale scoperta nell'apprendere che le uova escono dall'ano delle galline, quindi dallo stesso canale di espulsione degli escrementi dell'animale, arrivando anche ad essere terrorizzato al sol sentire la parola "uovo" o nel vedere una coscia di pollo fritto. Sarà la caparbietà del protagonista ad avere la meglio e a ritagliarsi tanta popolarità fra i compagni di scuola, così diversi e così preparati.
Gin no Saji è un tranche de vie (slice of life) piacevole, spigliato, leggero ma allo stesso tempo serio, innovativo e totalmente diverso da ciò che ci si potrebbe aspettare da Hiromu "FullMetal" Arakawa. Infatti ho notato con disappunto, sia fra i lettori italiani che quelli anglofoni, che molti fan (non tutti, ovvio) dell'autrice son rimasti delusi dal cambio di genere, disorientati dal non trovarsi davanti l'ennesimo manga di pseudo guerrieri che salvano il mondo dalle forze del male, bollando il prodotto come noioso e fallimentare.
Eppure io trovo estremamente piacevole questa nuova cifra stilistica della Arakawa, la quale si cimenta piacevolmente fra i risvolti di un istituto agrario, dove la vita scolastica, diversa dalle solite scuole fotocopia viste e riviste in migliaia di anime e manga, risulta fresca e coinvolgente. Interessante è anche scoprire attività agonistiche ippiche tipiche del giappone, come la corsa dei Banei, razza di cavalli (eheheh) nativa del Giappone dalla stazza elevata, che praticamente corrono trainando il fantino su una slitta-aratro.

In breve: consigliato un po' a tutti in quanto potrà risultare una piacevole sorpresa, anche per chi non ha mai stravisto per la sensei Hiromu Arakawa come il sottoscritto.

Bambino! Capitolo 51


Bambino!
Capitolo 51 - Mediafire

13 luglio 2011

PERIODO DI ASSENZA

Sparirò dal 15 luglio al 13 agosto.
E no, non vado in ferie. Magari...

Qualsiasi release andrà in pausa, blog compreso.
Sicuramente, quando tornerò, troverò molti capitoli pronti da rilasciare da parte dei miei collaboratori.
Sinceramente non so che altro dire, quindi ciao a tutti e ci rivediamo a metà agosto.

03 luglio 2011

Recensione Anime: Akagi, the legend of Mahjong

Akagi è una chicca dell'animazione giapponese.
È tratto dall'omonimo manga di Nobuyuki Fukumoto, attualmente interrotto al volume 24.


Partiamo dal presupposto che la serie si basa sul Mahjong, gioco da tavolo di origine asiatica prettamente sconosciuto in Italia -nonostante esista una federazione italiana Mahjong- e che necessita di una infarinatura generale delle regole.
Perché serve l'infarinatura? Semplice, per immedesimarsi al meglio nel genio sfrenato di Akagi, giocatore di Mahjong che verrà ricordato negli anni come "la leggenda" negli ambienti della malavita.

Anni '60, Giappone in piena ricostruzione post-bellica.
È notte, fuori piove a dirotto e il povero Nangou è intento in una partita di Mahjong insieme a tre esponenti della Yakuza, a cui deve dei soldi. Il signor Nangou gioca per ripianare i propri debiti, ma ogni mossa si rivela vana. È in una situazione disperata e invoca qualcuno che lo tiri fuori dalla situazione alquanto spinosa. All'imporovviso, un ragazzino bagnato fradicio entra nella sala scommesse e Nangou, per guadagnare un po' di tempo, afferma che il ragazzino è suo nipote.
Il gioco continua, Nangou ha una mano favorevole, ma non vuole rischiare, quindi decide di scartare la tessera che gli permetterebbe una probabile vittoria.
Sarà il ragazzino a fermarlo in tempo e fargli notare che il suo tipo di gioco, quello di Nangou, manca dell'essenziale, manca del rischio, dell'azzardo: "Bisogna essere pronti a morire per vivere".
Il nome del ragazzino è Akagi e subentrerà al posto di Nangou nel gioco d'azzardo apprendendo turno dopo turno le regole del Mahjong.
Il talento di Akagi si rivela fuori dall'ordinario, sbaragliando il trio di Yakuza e il loro asso nella manica. La leggenda ha inizio!

L'anime ripercorre la giovinezza di Akagi, il genio che è disceso nell'oscurità, e lo fa in maniera assolutamente fantastica. Nel corso delle ventisei puntate, vediamo sia l'Akagi ragazzino che l'Akagi un po' più adulto (infatti, c'è un salto temporale a circa un terzo della serie) a confronto con i campioni delle famiglie yakuza. Ciò che colpisce è che anche un approccio leggero al gioco del mahjong non inficia la godibilità dell'opera in sé. Certo, come ho detto prima, conoscere le regole, la disposizione delle tessere, le varie combinazioni aiuta e non poco a immedesimarsi nelle strategie di gioco, ma anche uno spettatore novello può godersi il genio di Akagi all'opera con i suoi Tsumo o i suoi Ron. Soprattutto quando riesce a mettere in scacco i suoi avversari con invisibili sotterfugi, scambi di tessere repentini, imbrogli a regola d'arte. I giochi si svolgono maggiormente negli ambienti malavitosi, dove l'onore personale è ciò che conta, onore per il quale si è pronti anche ad amputarsi un dito o ben altro. Akagi è anche questo, un piccolo spaccato della malavita giapponese che molti avranno apprezzato, almeno spero, nelle opere di Takeshi Kitano sulla yakuza moderna, ambiente criminale dove tuttora sussistono riti e costumi più che decennali prima citati.
La maturità dei temi di Akagi sta proprio nel carisma del protagonista, il quale ragiona, pensa, agisce in maniera totalmente differente da ogni altra persona; Akagi mette in gioco la propria vita come se non fosse niente, rischia il rotto della cuffia per puro piacere d'azzardo, attirando le ansie dello spettatore. È difficile riconoscersi nella figura di Akagi, egli rimane una figura con un'aura magica, divina, irraggiungibile, totalmente l'opposto di un altro personaggio importante di Fukumoto, cioè Kaiji.
 

Degna di nota è la colonna sonora, composta da Taniuchi Hideki. Un mix perfetto di brani strumentali che accompagna egregiamente ogni scena dell'anime, elevando l'atmosfera creatasi a puro piacere sensoriale. Immensa è anche l'opening Nantokanare, cantata dai Fluid, piacevoli le due ending.

Per chi crede che il chara design sia strano, brutto, mal disegnato... beh, posso solo dire che si sbaglia di grosso. Il tratto è funzionale al taglio dell'opera, ai suoi temi, alle sue atmosfere.

Akagi nasce come spin-off di Ten – Tenna Toori no Kaidanji, dove è presente un Akagi di mezz'età, nuovamente a confronto in epiche partite di mahjong.
La trasposizione anime di Akagi ripercorre quindi la giovinezza del leggendario protagonista, soffermandosi sulla maturazione e fioritura del suo talento innato, definito addirittura divino. Il non-finale della serie non è da vedere in senso negativo, quindi. È possibile ritrovare il genio di Akagi, seppur più maturo, fra le pagine di Ten, ma la serie anime rimane godibilissima per quella che è.
Nient'altro da aggiungere.
Anzi no: guardatelo!


Potete trovare la serie completa dai fantastici Omoroshiroi Fansub in collaborazione con Psycho fansub.

25 giugno 2011

Bambino! capitolo 47

"Si avvisa la gentile clientela che le release di Bambino! subiranno una lunga pausa. Il servizio riprenderà il prima possibile."


Bambino!
Capitolo 47: MEDIAFIRE

Recensione Manga #12: DONTEN PRISM SOLAR CAR

SCHEDA
Autore: Ootagaki Yasuo (storia); Yuusuke Murata (disegni)
Casa editrice giapponese: Shueisha
Pubblicato su: SQ. 19
Edito in Italia da: inedito
Volumi: 2 (completo)
Genere: Shounen
Sottogenere: drammatico, tranche de vie
 
Si sa, prima o poi, il petrolio si esaurirà del tutto e questo significherà niente più benzina e quindi niente più auto, niente più trasporti ecc... Tra le possibili soluzioni al problema vi è l'auto ad energia solare, l'auto del futuro per eccellenza, ma di un futuro che, a mio modo di vedere, tarda sempre ad arrivare.

Donten Prism Solar Car ha il suo asse portante nella costruzione di un'auto solare. Un'asse portante che sorregge, a sua volta, una struttura composta da un gruppo di studenti che porta avanti il proprio sogno.

La storia si apre con la presentazione al lettore di Kaneda Shouta, ragazzo taciturno, gran lavoratore, che a causa di un incidente automobilistico, a cui ha assistito in prima persona, ha perso il padre. La perdita del genitore comporta grossi sacrifici per Shouta e la madre, costretti a lavorare giorno e notte pur di portare a casa la pagnotta; ma comporta anche un grande shock personale per il protagonista, il quale incomincia a odiare il mondo delle auto e tende a chiudersi in se stesso, precludendosi l'amicizia dei suoi coetanei. Shouta lavora nello stabilimento metalmeccanico di suo zio e nei giorni liberi si dedica a qualche lavoretto part-time. Tanti sacrifici per riuscire a racimolare la somma giusta per entrare all'università, il suo più grande obiettivo e sogno.

L'incontro improvviso con gli studenti dell'Università di ingegneria Touyou segnerà la svolta per il nostro Shouta. Gli studenti chiedono a Shouta la sua esperienza di metalmeccanico per rimettere a nuovo un'auto solare, progetto universitario riportato in auge dalla carismatica e fascinosa Yazaki Junko. Il team, composto anche da Honda Eiji, Hata Teruo e Hitoshina Katsuhiko incomincia a portare nella rimessa-magazzino, dove abita Shouta, l'auto solare, ma già incominciano i primi screzi. Shouta è infastidito dalla presenza degli studenti, li accusa di giochicchiare inutilmente sminuendo il loro lavoro a confronto con i sacrifici quotidiani a cui è costretto.

Non vado oltre nella trama perché non serve.
L'importante è soffermarsi sulle relazioni che intercorrono nel gruppo di ragazzi. Sarà il tempo, il lavoro fianco a fianco, l'introspezione di Shouta e Yazaki (sacrificando i personaggi secondari e mere comparse) a catturare il lettore. Questi ultimi due, infatti, sono legati da un passato comune che riguarda la morte del padre di Shouta e le colpe del padre di Yazaki. Riusciranno a mettere da parti i rancori passati? Riusciranno a trovare un punto di contatto?
Il loro obiettivo comune diverrà quello di costruire con le proprie mani, con i propri sforzi, con il proprio sudore un'auto solare per gareggiare nella Suzuka Dream Cup, la corsa di auto solari più importante al mondo dove partecipano sia aziende affermate, come Panasonic e Sony, sia team universitari.

Per chi ha amato Ootagaki Yasuo in Moonlight Mile, apprezzerà senz'altro la sua sceneggiatura in Donten Prism Solar Car, arricchita dal disegno superbo di Yuusuke Murata. I due autori, per la stesura dell'opera, si sono avvalsi anche della collaborazione di studenti e professori universitari giapponesi direttamente legati alle auto solari. Una encomiabile coralità di sforzi che si raccoglie perfettamente fra le pagine di questi due volumi. Due volumi che, alla fin fine, sono più che giusti, anche perché sarebbe stato controproducente trascinare per le lunghe una storia del genere.
L'opera, di per sé, non è consigliabile a tutti quanti. La consiglio solamente a chi ha più dimestichezza con opere di certo spessore psicologico e abbia voglia di leggere una storia semplice e lineare, di vita vissuta.

P.S.: nel terzo capitolo, c'è un piccolo cameo di Hiruma, personaggio favoloso di Eyeshield 21, un piccolo omaggio del disegnatore Yuusuke Murata a tutti i fan della sua opera più famosa.

16 giugno 2011

Arakawa under the Bridge: capitoli 132-136 più EXTRA


Arakawa under the Bridge
pack capitoli 132-136 più EXTRA: MEDIAFIRE


E anche il quinto volume, con questo ultimo pack, è giunto al termine.
Non si sa quando riprenderò col sesto, ho un po' da fare.
Metterò il link del volume completo quanto prima.

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