14 ottobre 2017

[Bonelli] Martin Mystère NAC - Le nuove avventure a colori









La mia collezione.
Essendo una miniserie, ho deciso di dare un parere sull'opera a conclusione della stessa, anche perché i numeri in totale sono solo 12, un anno di pubblicazione.

E dopo, appunto, un anno di lettura della suddetta, senza dimenticare i pareri di altri lettori sparsi fra forum del settore e pagine varie Facebook, posso dire che ci sono due modi opposti, ma entrambi paradossalmente validi, di definire questa serie: divertente e allegramente caciarona, confusionaria e vergognosamente inconcludente.

Dipende da come ci si pone, da come si approccia la lettura delle nuove avventure a colori di Martin Mystère.

Ma, prima cosa, serve avere una infarinatura di base del personaggio nella sua incarnazione storica e classica? A mio modo di vedere sì, ci sono una serie di personaggi, fra comprimari e antagonisti che hanno bisogno di una costruzione previa per comprendere a pieno la loro comparsa e il perché di quel che combinano.

Ma passiamo alla serie.
Solo che non è facile parlarne in breve: la trama è articolata soprattutto perché in dodici albi viene compressa la storia editoriale di trentaquattro anni di pubblicazione di Mystère, quindi ci sarà una sequela senza fine di avversari, a partire dagli Uomini in nero fino a Sergej Orloff, Mr. Jinx, Atlantide, Mu, alieni e chi più ne ha più ne metta.
L'intenzione della squadra di autori, senza la supervisione diretta del decano Castelli, padre del Mystère classico, è di fornire una nuova versione del personaggio al pubblico, una riproposizione dell'archeologo dell'impossibile americano se venisse pubblicato oggi per la prima volta. Il tutto strutturato, come l'Orfani di Recchioni insegna, a mo' di serie televisiva americana, con una continuity molto serrata (ma con 12 numeri a disposizione non si può fare altro) e colpo di scena finale.

Perché la serie è divertente e caciarona?
Perché sì, perché fin da subito gioca con i cliché dei film di spionaggio (vedasi nel primo albo la tipica festa del riccone dove effettuare il colpo), fra appunto feste, inseguimenti in auto e ribaltamenti di fronte, mischiando poi il tutto con vampiri nazisti, lupi mannari gitani, golem, esper, atlantidei e alieni. A mio parere, l'apoteosi del trash divertente è l'albo numero 4, in cui una idol asiatica conquista le nuove generazioni grazie a una musica che assoggetta le persone, nel mentre Martin Mystère affronta un essere demoniaco, manager della suddetta idol. Per non parlare del numero 8, la caccia di Jasper, in cui Martin organizza una sorta di talent show di soggetti esper per far uscire allo scoperto l'organizzazione che dà loro la caccia. Quindi, in parole povere, una mescola esagerata di elementi diversi fra loro sicuramente raffazzonata, però rapida e divertente se si tralascia appunto la confusione generata da tutto questo. Come detto prima, questo voler prendere a piene mani dalle serie televisive è stato un bene, col colpo di scena finale che chiude l'albo e che effettivamente mi ha fatto un po' fremere nell'attesa fra un volume e l'altro, ma solo per sapere quali altre vette del trash la serie avrebbe potuto raggiungere. Divertente anche perché, se si conosce un po' il Martin Mystère classico, saltano all'occhio tutti i vari rimandi alla serie inedita e come il parco autori abbia rimodellato questi elementi (vedasi il personaggio di Angie nell'albo 11).
Una aggiunta agrodolce è quella di Max, nuovo personaggio creato per la serie e che sostituisce il neanderthaliano Jawa in tutto e per tutto, con la differenza che parla, mena ugualmente come un fabbro e che nasconde un mistero legato alla propria longevità (mistero che non sarà risolto, ma ci torniamo dopo).
Per quanto riguarda il parco disegnatori c'è da dire che lo stile uniformato, coadiuvato da una colorazione seppur gradevole (però errori vari tra cui i riflessi dell'acqua non mancano), non smorza quella sensazione personale di posticcio.
Simpatica l'idea di presentare il prossimo albo come una sorta di locandina cinematografica, con interpreti, mestieranti e via dicendo. E poi gli albi, se le costine sono una accanto all'altra, formano il logo della serie, carina anche questa idea.

Perché la serie è confusionaria e inconcludente?
Perché se togliamo tutto il lato goliardico e aggiungiamo il fattore prezzo per singolo albo (4,90€ a parte il primo in offerta lancio a 2€), un po' di delusione, ad essere gentili, il lettore la prova. Gira che ti rigira, Martin passa da una rivelazione all'altra, ostacolato ogni qual volta da un avversario diverso e/o aiutato da qualcuno a caso che, alla fine della fiera, vien da chiedersi "ma che cacchio ho letto?".
SPOILER: persino il nemico finale, tale "Re dei mondi", porta altra confusione. Appare all'improvviso e se ne accenna poco prima solo nell'ultimo albo, non lo vediamo mai orchestrare il tutto nell'ombra dall'inizio. Poi, anche se non c'entra nulla, ricorda moltissimo l'Uomo Quantico di nathanneveriana memoria, stesso tipo di poteri e, perché no, somigliante fisicamente.
Prendendo il tutto estremamente sul serio per quello che è, e non ritenendola una serie trash/guilty pleasure a prescindere, restano dei dialoghi macchinosi e pomposi, misteri irrisolti (tra cui, come accennato, quello riguardante la figura di Max), personaggi poco sfruttati (come Tower, il capo di Altrove) o adoperati male (il ricco de Leòn).
Nemmeno l'ambientazione totalmente italiana salva il tutto e, seppur molto piacevole, non aggiunge nulla alla narrazione. Poteva essere benissimo ambientata in Liechtenstein, che differenza avrebbe fatto? La presenza di alcuni manufatti in certi musei del Bel Paese non è abbastanza.
Inoltre, fondamentale, se non si conosce il Martin classico non si riescono a cogliere una marea di riferimenti e su chi sia, per esempio, Mr. Jinx, comparsata deus ex machina di lusso, su chi sia Diana Lombard o lo stesso Sergej Orloff, la nemesi per eccellenza di Martin. Anche perché dodici albi non sono abbastanza per comprimere trenta e passa anni di pubblicazione della serie classica: sembra come un cassetto, se metti troppi vestiti, si stropicciano. Il risultato non è quello che uno vuole.
Per quanto io non gradisca gli spiegoni, quello presente nell'albo numero 9 è estremamente utile per riallacciare i fili dell'ampio disordine narrativo fino ad allora e quindi, per una volta, l'ho preferito, quindi nota positiva fra i difetti.

Quindi, in parole poverissime?
La serie è divertente, ma inconcludente.
Non ne consiglierei l'acquisto, ma paradossalmente ne consiglierei la lettura.
Dipende da come volete approcciarvi alla serie.

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