05 febbraio 2015

Mister No, chi era costui?

Che poi uno dice, okay, i manga so' belli, so' profondi, c'hanno sentimento e blablabla. Naoki Urasawa gnegné, grande filofo... fisolo... filosofo contemporaneo e menate varie. E vabbè, okay, sarà pure vero, ma non è che mò il fumetto giapponese è la cosa più meglio assai che sia mai esistita.
Con quel pizzico di patriottismo, con quella lacrimuccia ancorata all'angolino dell'occhio quando si legge di italiani che portano alto il valore della patria all'estero, è giusto riconoscere il valore del fumetto nostrano, nella fattispecie il fumetto targato Bonelli.
Che poi un altro dice "ma chi? Tex? Dylan Dog?".
No... e nemmeno Zagor, Nathan Never e Mystére.
Oggi approfondiamo quel diamante dimenticato che è Mister No.



Partendo dal principio, Mister No è un soldato americano di nome Jerry Drake nato nel '22. Scosso e disgustato dagli eventi della seconda guerra mondiale, a cui aveva partecipato, decide di ritirarsi nel '52 a vita privata in Brasile nella sonnecchiante città di Manaus e tirando a campare facendo il pilota di aerei per turisti.

La mente dietro questo personaggio è tale Guido Nolitta, nome che a molti non dirà nulla. Ed è un peccato, perché tale nome non è altro che lo pseudonimo adottato da Sergio Bonelli stesso, un po' per giocare con i propri lettori, un po' per sfizio personale. 
Per quanto riguarda la buon'anima di Sergio Bonelli, è stato un grande viaggiatore e grande appassionato del Sud America e delle sue mille contraddizioni, tutte esperienze che ha riversato su carta attraverso questo personaggio.
Gli eventi del fumetto si svolgono nei primi anni '50 del ventesimo secolo, in un Brasile non più florido come pochi decenni prima, la Manaus del mezzo secolo scorso è solamente un lontano ricordo di quella degli anni '20-'30, quando il commercio della gomma portò sviluppo nel bel mezzo dell'Amazzonia, per poi essere surclassato dai derivati del petrolio. Leggendo le pagine di Mister No, sfido chiunque, è impossibile non avvertire quella sensazione di familiarità con quel che viene narrato; nel senso che quel caldo umido asfissiante tipico della regione amazzonica lo si avverte anche sfogliando l'albo fra le mani, e con essa anche la polvere delle stradine sterrate, la pioggia incessante e il vociare delle grandi piazze. In altre parole, la grande passione che Sergio Bonelli e soci hanno riversato in quelle pagine ha una potenza devastante, come se il fumetto stesso fosse una macchina del tempo istantanea che ci fa vivere luoghi ed esperienze a noi estranei per ovvi motivi logistici-temporali.


Correva l'anno 1975, mica l'altro ieri, il mese era quello di giugno.
Nelle edicole italiane appare questo personaggio, voluto fortemente da Sergio Bonelli, inizialmente destinato a una pubblicazione di breve durata, una sorta di miniserie, ma che il successo inaspettato di vendite ha portato avanti per più di trent'anni, fino al dicembre 2006.
Mister No è un personaggio che, proprio in questi trent'anni, si è evoluto tantissimo. Dai primissimi numeri in cui si scorge qualche influenza di stampo zagoriana (scienziati pazzi, animali mutanti, basi segrete in posti impensabili), anche perché Nolitta aveva creato quindici anni prima il personaggio di Zagor, si passa a una quotidianità un po' più verosimile (criminali, gangster, intrighi della Cia, studiosi universitari, archeologi), passando anche sotto la penna di autori oggi osannati dai lettori Bonelli, ovvero Castelli e Sclavi (rispettivamente creatori dei successivi Martyn Mystére e Dylan Dog), però a me le loro storie non piacciono affatto, in quanto mal si conciliano con l'aria di verosimiglianza che stava acquistando la collana di Mister No. Numerosi anche gli albi in cui si ripercorre il passato pre, durante e immediatamente post-seconda guerra mondiale, dove il lettore impara a conoscere vari personaggi che di tanto in tanto ricompariranno nel presente brasiliano, ma anche tutti gli avvenimenti che hanno formato il personaggio.

Una cosa abbastanza peculiare è che Mister No non ha un nemico fisso.
Non so, un Mefisto per Tex o un Gargamella per i puffi. No, i suoi nemici sono tanti, di solito criminali e doppiogiochisti di varia risma. L'unico avversario ricorrente. tralasciando alcuni vertici della Cia, è Ishikawa, un giapponese fissato col senso dell'onore e motivato ad uccidere il nostro Jerry. E il tutto avviene nella bella saga newyorkese.
Perché sì, il fumetto non si svolge interamente nella sonnacchiosa Manaus degli anni '50 o negli stati sudamericani, Mister No, per cause di forza maggiore, affronta anche trasferte fuori dal continente per vivere intense avventure prima in Africa, poi a New York (dove affronta Ishikawa e parte del proprio passato) e infine il sud-est asiatico. Ci sarebbe anche l'Australia, accennata nell'ultima storia fiume che conclude la collana, ma è appunto solo un accenno, non sappiamo cosa sia successo nella terra dei canguri. C'erano dei lettori che avevano chiesto a gran voce una trasferta di Mister No in questo continente, ma Sergio Bonelli, che non ci era mai andato per la troppa fiscalità della dogana australiana, decise di evitare in pieno tali avventure (anche perché, non essendoci mai stato, non poteva descriverne i paesaggi e le varie caratteristiche), accontentando i lettori con la piccola menzione prima citata.


Particolare il cast di comprimari, a partire dall'austriaco Esse Esse, alias Otto Kruger, ex soldato nazista schifato anch'egli dalla guerra, così come il nostro Mister No, compagno di mille bevute, risse e albi memorabili. Tutti gli altri, invece, cominciano a delinearsi molto più in là negli anni di pubblicazione: personaggi come Celestino, Patricia, Luna, Augustino, il barista Paulo Adolfo verranno abbozzati in qualche storia, per poi ricomparire con molta più frequenza nelle storie dal numero 100 in poi, come quelle di Mignacco. Dal punto di vista caratteriale, poi, Mister No è un donnaiolo e uno sciupafemmine, alza facilmente il gomito e, in base all'autore, propina qualche perla cinica e amara ai suoi interlocutori. Forse il ping pong continuo fra autori l'ha reso un po' difficile da seguire nel corso degli anni, però resta impossibile non innamorarsi della sua personalità innata... dove forse qualcuno può rispecchiarsi, può riconoscersi.

Ma al di là di tutto questo, Mister No, alias Jerry Drake, per me ha rappresentato un amico speciale, un qualcuno conosciuto per caso e poi diventato insostituibile; un amico che, a quanto pare, non aveva più nulla da dire una volta giunto nel nuovo millennio. Perché sì, la chiusura della collana di Mister No è dovuta alle ultime scarse vendite (dopo 379 albi più vari speciali), e vabbè, ma anche perché ormai il personaggio non aveva più nient'altro da aggiungere, sono molte le storie più che dimenticabili pubblicate dal 2000 in poi. Ma a un amico gli si perdona anche questo, ricordandolo per tutto ciò che di positivo ha saputo trasmettere: l'amore per l'avventura, per la natura, per l'autenticità a sfavore del progresso, per il viaggio.
Até logo, Jerry.
Até logo.

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