"La fossa dei diamanti" si rivela essere un albo frenetico, che scorre veloce, violento e testimonianza di un passato che non è mai andato in soffitta.
Il Sudafrica è famoso per l'industria diamantifera, industria che, come ricorda l'intervento dell'autore a introduzione dell'albo, nasce sul finire del 1800 quasi per caso. Come mosche sul miele, le compagnie di estrazione si precipitano in questa regione e rivoltano la terra in cerca delle preziosissime pietre.
Nel caso della storia in oggetto, abbiamo un giacimento enorme che non produce abbastanza ricavi per la compagnia madre, servirebbe il ritrovamento di un diamante di una certa caratura per attirare nuovi investitori. E così succede.
Aggiungiamo il fatto che come sorvegliante/uomo-che-si-sporca-le-mani ritroviamo piacevolmente il redivivo Frankie Frost, il sanguinario americano procacciatore di esemplari per gli zoo umani nei primi albi. Un gradito ritorno accompagnato da un cane altrettanto sanguinario che, nello scorso albo (dove comunque compaiono entrambi), ammazza addirittura un ghepardo. Frankie, sempre più impassibile, ammazza a sangue freddo gli schiavi fuggiti dalla miniera, non risparmiandosi nemmeno vedendo che questi ultimi sono poco più che dei ragazzini, per non parlare del bianco uomo di chiesa che dà asilo ai due fuggiaschi.
A guastare il tutto arriverà ovviamente il nostro Adam che, approfittando involontariamente e indirettamente di una rivolta interna degli schiavi in miniera, fa esplodere in aria tutto quanto e fa perdere le tracce del diamantone che avrebbe riattirato gli investitori europei e che nel frattempo era caduto nelle mani di Frankie Frost. C'è l'ennesimo scontro fra i due che si conclude grossomodo come il precedente e, leggendo il retro copertina con la pubblicità del prossimo e ultimo numero, Frankie sarà ancora un pericolo da cui guardarsi.
Nel frattempo, la miniera sarà costretta a chiudere sia perché gli investitori non riceveranno nessuna garanzia sullo stato di salute del giacimento sia perché tutti gli schiavi sono stati liberati da Adam e dai suoi seguaci Zulu, come prevedeva appunto il piano di Adam e soci.
Non ci sono i comprimari che abbiamo imparato a conoscere finora, non c'è il conte e nemmeno Amina. Il protagonista indiscusso è un solitario Adam che si dimostra ancora una volta svelto di mano e di pensiero, senza scrupoli o eccessivi buonismi. Il tutto in una cornice storica che ci presenta momenti forti, ora come ora definibili "splatter", certamente violenti (in una tavola il cane di Frankie sbrana uno dei ragazzini). Ai disegni un Gabriele Parma che sinceramente non conosco o non ricordo di aver visto all'opera altrove (QUI si trova una sua piccola biografia). Tavole incredibili, bel tratto, soprattutto nelle scene più forti, notevole la sua messa su carta di una tipica miniera sudafricana del tempo.
E niente, il prossimo mese Adam Wild (fumetto) volge al termine.
Ovviamente si spera in un finale soddisfacente e che non lasci rimpianti a chi, come me, un po' dispiaciuto della fine della pubblicazione ci è rimasto.
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