"La fossa dei diamanti" si rivela essere un albo frenetico, che scorre veloce, violento e testimonianza di un passato che non è mai andato in soffitta.
Il Sudafrica è famoso per l'industria diamantifera, industria che, come ricorda l'intervento dell'autore a introduzione dell'albo, nasce sul finire del 1800 quasi per caso. Come mosche sul miele, le compagnie di estrazione si precipitano in questa regione e rivoltano la terra in cerca delle preziosissime pietre.
Nel caso della storia in oggetto, abbiamo un giacimento enorme che non produce abbastanza ricavi per la compagnia madre, servirebbe il ritrovamento di un diamante di una certa caratura per attirare nuovi investitori. E così succede.


Nel frattempo, la miniera sarà costretta a chiudere sia perché gli investitori non riceveranno nessuna garanzia sullo stato di salute del giacimento sia perché tutti gli schiavi sono stati liberati da Adam e dai suoi seguaci Zulu, come prevedeva appunto il piano di Adam e soci.
Non ci sono i comprimari che abbiamo imparato a conoscere finora, non c'è il conte e nemmeno Amina. Il protagonista indiscusso è un solitario Adam che si dimostra ancora una volta svelto di mano e di pensiero, senza scrupoli o eccessivi buonismi. Il tutto in una cornice storica che ci presenta momenti forti, ora come ora definibili "splatter", certamente violenti (in una tavola il cane di Frankie sbrana uno dei ragazzini). Ai disegni un Gabriele Parma che sinceramente non conosco o non ricordo di aver visto all'opera altrove (QUI si trova una sua piccola biografia). Tavole incredibili, bel tratto, soprattutto nelle scene più forti, notevole la sua messa su carta di una tipica miniera sudafricana del tempo.
E niente, il prossimo mese Adam Wild (fumetto) volge al termine.
Ovviamente si spera in un finale soddisfacente e che non lasci rimpianti a chi, come me, un po' dispiaciuto della fine della pubblicazione ci è rimasto.
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